ehi, ehi, ma chi può dire di valere davvero qualcosa a questo mondo?, un mondo che ti bastona col tempo qualsiasi cosa tu faccia, di qualunque specie sia la tua bella sensibilità,
sesso e corsa,
ecco la vita media dell'uomo contemporaneo,
si finge di amare, si mente sull'età,
e si esce di notte a imitare il colore di una volta che fu,
è proprio così, non temere, lo sanno di sicuro un pò tutti,
la forza terribile del destino ci fa a polpette
e ci rompe prima o poi qualche costola,
come una montagna che si spezza e che crolla proprio su di noi.
abbracci, inganni, tradimenti, sposalizi, fughe senza ritorno.
e alla fine ti ritrovi con un cuore pieno di livore
e un limone sempre in mano per aggiustarti lo stomaco.
una faccia pulita è ovvio che si sporchi parecchio
nella seconda guerra mondiale di ogni giorno così inutile,
facendosi passare sempre avanti in qualsiasi fila,
facendosi passare sul naso qualsiasi puzzolente moscone,
e che si impara in qualsiasi vita?
nemmeno a addrizzare un numero al lotto alla volta buona.
per fortuna almeno che nessuno ci prende per qualche altro
più fallito di noi, ma forse non c'è nemmeno,
i sogni sono ancora ragazzi per fortuna,
ma gli incubi son tutti con i capelli un pò bianchi.
sempre più lenti di qualsiasi altro,
e alla festa che conta mai l'invito giusto,
i treni son sempre stati un pò infelici con noi.
ehi, ehi, ma chi è che ci può dire davvero fatti più in là con alquanta tranquillità?
di essere così insignificanti a ben guardarci nessuno si azzarda
a dircelo in faccia.
è normale: siam grossi di vita
anche se senza sigarette e senza chitarra elettrica.
e le tipe che ci lumano o son tardone o son racchie,
ma non era così una volta quando si ballava il rock'n roll
in Vietnam.
e quella grassona che ti guarda e ti dice:
hai fuoco, bello?
sì, per farti al forno.
maiale!
tu vuoi fare le porcate e io sono il maiale?
la grassona ride e si fa pagare due birre,
meglio che niente.
la televisione ormai è questa qui.
e per sopravvivere non ci resta che far i bambini.
a speranze di puttane
e desideri di baristi.
soldati di waterloo in disorganica ritirata,
precari, allupati, aspiranti suicidi in incognita.
acquattati sui ballatoi
ad aspettare tutti un tram per il futuro ormai soppresso.
ehi, ehi, ma chi ti dice che proprio alla fine non si attacchi rissa,
sì, sì, proprio noi con il fondo del bicchiere perennemente furibondo,
scansando i colpi e finalmente restituendoli ai loro legittimi proprietari,
decidendo d'un tratto che ritirarsi sempre non si può più,
siamo arrivati tutti al culo
e più dietro ancora davvero non ce n'è più.
merci e uomini,
chi alla fine davvero vincerà la partita?
la coscienza è andata, ora si aspetta che vada la vita.
ma la grassona si beve la sua birra
e cerca fuoco ancora intorno a sè,
i sorrisi son finiti
e il bar chiude tra cinque minuti...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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venerdì 29 luglio 2011
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