Me ne andavo per Milano. In compagnia di Icaro il Pirata. Andavamo per vecchi cortili a bere caffè e a sfottere giovani portinaie vestite di verde.
Nei nostri vagabondaggi ce ne andammo in un supermercato di lusso, una Rinascente. Non avevamo una lira e non compravamo niente. Allora Icaro il Pirata per vendicarsi cominciò a azionare comandi elettronici tramite un computer mentale. Così calarono all'improvviso delle sbarre di ferro in un reparto e tutte le merci furono distrutte.
La gente cominciò a scappare via e anche noi scappamo via.
"Minchia, Icaro, che danni".
"Non è finita", disse allora Icaro.
Infatti le sbarre di ferro continuarono a cadere e a scendere, finchè l'intero supermercato di lusso, erano cinque piani di palazzo completamente riempito di merci di lusso di tutto il mondo, finì sbarrato e completamente oscurato di ferro. Tutte le merci di lusso di tutto il mondo completamente a puttane.
Io e Icaro scappammo.
Dalle vie laterali e principali cominciò a arrivare la polizia.
"Minchia, ma che cazzo hai fatto?", chiesi al Pirata.
"Nulla di speciale, ho inserito l'allarme atomico, antisismico e antiterrorismo contemporaneamente. Allora il sistema di difesa per difendere appunto tutte le merci non ha pensato altro che di distruggerle. Ma che ne sapevo io? Questi sistemi sono completamente stupidi come fossero davvero uomini perfetti".
Scappammo.
"Io non ho fatto niente, e se caso mai tu dicessi qualcosa io sosterrò sempre di non averti nemmeno incontrato oggi", gli dissi.
"Va bene", disse lui.
"Ti conviene fare lo stesso. Negare sempre. Perchè se tu confessi come fai a convincere il giudice del contrario, cioè che non sei tu il colpevole? Negare sempre, il giudice rimarrà nel dubbio almeno, e allora una sia pur remota possibilità di salvezza resta sempre", dissi.
"Va bene", disse lui.
"Ricordati: nega sempre. Anche se non c'è niente da negare".
"Joseph, sono stupidi. Si affidano alle macchine, e gli uomini li mandano al macero a vagabondare come noi. Non sanno nemmeno che esistiamo quelli lì. Come non sanno che esiste Cristo", disse il Pirata.
Allora sgattaiolammo via.
E finimmo come al solito nelle periferie deserte e desolate della città.
C'era un cortile e una staccionata dipinta di verde.
"Vuoi scommettere che qui c'è una giovane portinaia vestita di verde che ci offre il caffè?", disse il Pirata.
"Vediamo", dissi io.
Entrammo, bussammo, e minchia, sulla porta si affacciò una bellissima ragazza tutta vestita di verde che ci disse:
"Chi siete? Che volete?"
"Siamo Crick e Crock e vogliamo un caffè", disse Icaro il Pirata.
Io scoppiai a ridere così forte a vedere la faccia sbalordita e incredula della ragazza vestita di verde, che mi tenni la pancia per le dolorose e beate fitte di contentezza che mi colpirono all'improvviso.
giuseppe d'ambrosio angelillo, SUPERPAZZI, racconti metropolitani
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