lunedì 29 dicembre 2014
LA SAGGEZZA DELL'ASINO
Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. L'asino ragliò per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi. Finalmente, il contadino prese una decisione crudele: l'asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla, il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva la pena sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo.
Al contrario, chiamò i suoi vicini, perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino. Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro il pozzo.
L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Il contadino guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide. Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscire trottando.
Nella vita ti sarà buttata addosso molta terra, ogni tipo di terra. Principalmente se sarai dentro un pozzo. Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuoterti di dosso la terra che avrai ricevuto e nel salirci sopra.
lunedì 15 dicembre 2014
GIACOMO NOVENTA
"Vittorio,
/ Amigo mio,
/ Calma el to cuor,
/ No perderte
/ Par na dona che passa
/ I to basi te resta. /
/ E no perderte, Vittorio,
/ Amigo mio,
/ Par na dona che resta.
/ I so basi va via. /
/ Lo so, lo so, che intanto el tempo vola
/ E ch'el ne lassa
/ Veci
/ Su la porta de casa
/ Ma no importa, Vittorio,
/ No importa gnente. /
/ Un poeta xe sempre
/ Su la porta de casa".
GIACOMO NOVENTA
martedì 2 dicembre 2014
L’uomo che cammina nelle nuvole
sa tutto della vita,
si conosce,
sente il suo respiro, ascolta i suoi passi;
l’uomo che cammina nelle nuvole
non vede gli altri,
si sente parte del mondo,
ascolta solo se stesso
ma sa di non essere solo;
l’uomo che cammina nelle nuvole
è ancora in grado di meravigliarsi,
di essere felice,
di sorridere per una sciocchezza,
di versare una lacrima;
l’uomo che cammina nelle nuvole
non ha paura del tempo,
non conosce passato,
non ha futuro, vive il presente;
l’uomo che cammina nelle nuvole
è fiero delle sue paure,
è sincero con se stesso,
cammina a testa alta e non prova rancore;
l’uomo che cammina nelle nuvole
sa di non essere eterno,
sa amare ogni attimo che gli è donato,
sorride sempre e accetta la vita per il dono che è;
l’uomo che cammina nelle nuvole
quando ascolta una canzone
sente di essere il protagonista
e quando legge una poesia è lui il poeta;
l’uomo che cammina nelle nuvole
non ha niente di speciale
eppure sa di essere unico,
ama il mondo e vive per davvero;
e quando arriva alla fine del percorso,
quando la sua strada finisce
si sdraia e fissando il cielo sorride,
perchè fino all’ultimo istante
è stato capace di camminare nelle nuvole.
(dal web)
“Meglio che ogni fibra si spezzi
e il furore dilaghi
e il sangue vivo inzuppi
letto, tappeto, pavimento
e l’almanacco istoriato di serpenti
che ti conferma
a un milione di contee da qui,
che non sedere muta, con questi spasmi
sotto stelle pungenti,
con l’occhio fisso, con maledizioni
ad annerire il momento in cui
furono detti gli addii
e lasciati andare i treni
e io, grande idiota magnanima,
fui così strappata
al mio unico regno.”
(Sylvia Plath)
L’anima ha il suo rifugio nell’amore
come tempio di un’avarizia terrena
che gli dei non possono toccare,
ma l’anima è anche parola,
parola inconscia.
E’ sbagliato identificare
l’inconscio con il tempo dell’anima:
è un’altra stagione, è un altro nutrimento,
ci si ciba di cose estranee all’umana parola,
di cose che non hanno ragione di essere eppure sono,
di cose che sibilano come delle serpi e che
invece sono angeli di illuminazione.
(Alda Merini)
C’è un posto nel cuore
che non sarà mai riempito.
Uno spazio.
Lo conosceremo più che mai.
C’è un posto nel cuore
che non può essere riempito.
E noi aspetteremo,e aspetteremo
in quello spazio.
(Charles Bukowski)
La bocca mi fiorisce come taglio.
Maltrattata tutto l’anno in lunghe
notti fatte soltanto di gomiti callosi
e delicate scatole di Kleenex che dicono piangi,
piangi, stupida bambina!
Prima il mio corpo era inutile.
Ora si strappa ai quattro angoli.
Strappa via gli indumenti della vecchia Maria,
nodo dopo nodo
e guarda –
Ora è colpito in pieno da questi dardi elettrici.
Zac! Una resurrezione!
Una volta era una barca, piuttosto legnosa
e senza impegno, senza acqua salata
e bisognosa di qualche ritocco.
Non era altro che un mucchio di tavole.
Ma tu l’hai attrezzata, l’hai issata.
Tu l’hai scelta.
I miei nervi sono tirati.
Come strumenti musicali
li ascolto.
Là dove era silenzio
i tamburi e gli archi senza tregua
continuano a suonare.
Il merito è tuo.
Genialità pura all’opera.
Caro, il compositore è caduto
nel fuoco.
(Anne Sexton)
A volte non hai il tempo di accorgertene,
le cose capitano in pochi secondi.
Tutto cambia.
Sei vivo. Sei morto.
E il mondo va avanti.
Siamo sottili come carta.
Viviamo sul filo delle percentuali, temporaneamente.
E questo è il bello e il brutto,
il fattore tempo.
E non ci si può fare niente.
Puoi startene in cima a una montagna
a meditare per decenni e non cambierà una virgola.
Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione,
ma forse anche questo è sbagliato.
Magari pensiamo troppo.
Sentire di più, pensare di meno.
(Charles Bukowski)
Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce. ..
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei cosi ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e cosi possa perderti
nell’antro della follia.
(Alda Merini)
Iscriviti a:
Post (Atom)